Guida Completa alla Partita IVA per il Trading in Italia
Con l’aumento delle persone che scelgono il trading online come attività principale o aggiuntiva, si pone spesso la domanda: serve aprire una Partita IVA per fare trading in Italia? La risposta dipende dal tipo di attività svolta e dal volume delle operazioni. In questa guida, analizzeremo quando è necessario aprire una Partita IVA, quali sono i regimi fiscali disponibili e come scegliere il corretto codice ATECO. Vedremo inoltre le imposte applicabili alle attività di trading e l’importanza di scegliere un broker adatto che supporti la gestione fiscale.
Partita IVA per il Trading: È Obbligatoria?
La necessità di aprire una Partita IVA per il trading dipende dal grado di continuità e professionalità con cui viene svolta l’attività. Per chi effettua operazioni di trading in modo occasionale e senza organizzazione strutturata, non è richiesto l’obbligo di Partita IVA: è possibile operare come persona fisica, senza particolari obblighi fiscali. Al contrario, chi opera come trader professionale, con una continuità elevata e con volumi di operazioni significativi, è considerato un imprenditore, e deve quindi aprire una Partita IVA per regolarizzare i guadagni.
Scegliere il Codice ATECO Corretto
Una volta deciso di aprire la Partita IVA per il trading, è fondamentale scegliere il codice ATECO appropriato, che identifica l’attività svolta. I codici più usati per i trader professionali sono:
- 66.22.04 – “Attività di consulenza in materia di investimenti finanziari”: comunemente usato per trader individuali.
- 66.19.21 – “Attività di intermediazione di prodotti finanziari esclusi i fondi comuni di investimento”: scelto da chi opera come intermediario.
Questi codici ATECO definiscono anche la categoria previdenziale a cui si è soggetti e permettono di identificare le corrette aliquote per la tassazione, oltre a eventuali agevolazioni fiscali.
Regimi Fiscali per i Trader: Regime Forfettario e Regime Ordinario
Regime Forfettario: Semplicità e Aliquote Ridotte
Il regime forfettario è un’opzione interessante per i trader che desiderano una gestione fiscale semplificata e che rispettano alcuni requisiti specifici. Questo regime prevede un’aliquota agevolata del 15% (ridotta al 5% per i primi cinque anni in presenza di determinate condizioni) applicata su una base imponibile determinata in percentuale. Per i codici ATECO del trading, il coefficiente di redditività è del 78%, quindi solo il 78% dei ricavi sarà tassato.
Per poter aderire al regime forfettario, bisogna rispettare i seguenti requisiti:
- Un fatturato annuale inferiore a 85.000 euro.
- Spese per collaboratori non superiori a 20.000 euro annui.
Questo regime elimina l’obbligo di versare l’IVA e semplifica la gestione delle imposte, rendendolo particolarmente vantaggioso per i nuovi trader o per chi mantiene un volume d’affari contenuto.
Regime Ordinario: Adatto ai Trader con Fatturati Elevati
Chi supera i limiti di fatturato previsti per il regime forfettario o preferisce gestire le proprie imposte con aliquote progressive, può optare per il regime ordinario. In questo regime, l’aliquota IRPEF varia in base al reddito e si applicano le imposte su tutta la base imponibile, senza coefficiente di redditività. Questo regime è più complesso, poiché richiede una contabilità ordinaria e l’applicazione dell’IVA, ma è ideale per chi ha un alto volume di affari.
Tassazione su Plusvalenze e Minusvalenze nel Trading
Un altro elemento chiave per i trader è la gestione di plusvalenze e minusvalenze. Le plusvalenze, ovvero i guadagni ottenuti da operazioni di trading, sono tassate con un’aliquota del 26%. Al contrario, le minusvalenze possono essere riportate negli anni successivi e utilizzate per compensare eventuali future plusvalenze, riducendo così l’impatto fiscale complessivo.
IVAFE: L’Imposta per i Conti di Trading all’Estero
Per i trader con conti presso broker esteri, è prevista l’IVAFE (Imposta sul Valore delle Attività Finanziarie detenute all’Estero), applicata sul valore delle attività estere con un’aliquota dello 0,2%. Questa imposta va inclusa nella dichiarazione dei redditi annuale e si applica ai conti con un saldo medio annuo superiore alla soglia di esenzione. I trader devono prestare attenzione a includere l’IVAFE per evitare sanzioni da parte dell’Agenzia delle Entrate.
Regime Amministrato e Dichiarativo: Scegliere il Broker Giusto
La scelta del broker può influire significativamente sulla gestione fiscale. Esistono due modalità principali di gestione fiscale per il trading:
- Regime Amministrato: Il broker, operando come sostituto d’imposta, applica direttamente le imposte sui guadagni del trader. Questo regime è offerto da broker italiani che trattengono le imposte alla fonte, rendendo la gestione fiscale molto semplice per il trader.
- Regime Dichiarativo: In questo regime, il trader deve calcolare e dichiarare autonomamente le imposte sui guadagni, registrando plusvalenze e minusvalenze nei quadri RT, RM e RL della dichiarazione dei redditi. Broker come Degiro offrono report dettagliati per agevolare la compilazione della dichiarazione.
Conclusione
Per chi intende fare del trading un’attività professionale in Italia, l’apertura di una Partita IVA e la scelta di un codice ATECO corretto sono essenziali per operare in modo conforme alle norme fiscali. Il regime forfettario rappresenta una scelta vantaggiosa per chi è all’inizio e cerca un’aliquota ridotta con una gestione semplificata. Per coloro che superano i limiti previsti dal forfettario, il regime ordinario diventa l’opzione più adatta, benché richieda una gestione fiscale più complessa.
Scegliere il broker che offra supporto fiscale adeguato è infine cruciale per semplificare la gestione degli obblighi tributari, specialmente per chi opta per il regime dichiarativo. Con una corretta pianificazione e la scelta del regime fiscale più adatto, il trading può diventare un’attività redditizia e sostenibile nel rispetto delle normative italiane.
Hai un conto trading e non sai come dichiararlo?