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Lettera compliance 2019

Hai ricevuto una lettera dall’Agenzia Entrate che menziona “anomalie dichiarazione dei redditi 2019”?

 

Negli ultimi giorni l’Agenzia delle Entrate sta inviando lettere ai contribuenti fiscalmente residenti in Italia, per far presente di alcune anomalie nella Dichiarazione dei Redditi per l’anno d’imposta 2019.

Con lo scambio automatico di Informazioni il Fisco Italiano è a conoscenza di tutti i beni posseduti all’estero e i controllo sono sempre più stringenti.

Cosa dice la lettera di Compliance?

“Gentile Contribuente,
desideriamo informarLa che abbiamo rilevato una possibile anomalia nella Sua dichiarazione dei redditi relativa all’anno 2019. In particolare, in base ai dati in nostro possesso, ricevuti dalle Amministrazioni fiscali estere, risulta che:
– i conti e le attività finanziarie da Lei detenuti all’estero non sono stati correttamente indicati nel quadro RW, ai fini del monitoraggio fiscale e/o dell’eventuale determinazione dell’IVAFE (Imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero).
– i redditi da Lei percepiti a titolo di interessi, dividendi e altri proventi in relazione alle attività detenute all’estero non sono stati inseriti nei corrispondenti quadri dichiarativi.
Potrà verificare i dati in nostro possesso relativamente alle attività finanziarie e/o ai redditi esteri percepiti nel 2019, posti a base della presente comunicazione, consultando i prospetti informativi disponibili nell’area riservata del sito internet www.agenziaentrate.nov.it, nella sezione «L’Agenzia scrive» del suo Cassetto fiscale.

Come fornire chiarimenti e chiedere informazioni se hai ricevuto una notifica di anomalie per la dichiarazione dei redditi 2019
Se ritiene che la nostra segnalazione non sia corretta, ma dovuta a inesattezze nelle informazioni pervenute dalle Amministrazioni fiscali estere oppure se ha già assolto gli obblighi dichiarativi (ad esempio per il tramite di una banca o di altro operatore finanziario italiano), La invitiamo a fornire chiarimenti e idonea documentazione, utilizzando il canale di assistenza CIVIS nella Sua Area riservata sul sito de11’Agenzia delle entrate, che consente di trasmettere i documenti in formato elettronico, con attestazione di ricevuta.

Come regolarizzare dopo una lettera di Compliance per il proprio conto trading estero
Se ritiene, invece, che le nostre informazioni siano corrette, può regolarizzare la Sua posizione mediante il ravvedimento operoso, beneficiando così della riduzione delle sanzioni.
La regolarizzazione spontanea della Sua posizione Le eviterà i relativi controlli da parte de11’Amininistrazione finanziaria. In tale sede, in caso di attività estere non indicate nel quadro RW e detenute in Stati o territori a fiscalità privilegiata, Lei avrà l’onere di dimostrare che le stesse non si sono costituite mediante redditi sottratti a tassazione.”

A tal fine sono riportate le indicazioni per presentare il ravvedimento operoso e le indicazioni per compilare la dichiarazione integrativa e risolvere le anomalie.

Se non si provvede a regolarizzare la posizione o, in alternativa, a fornire chiarimenti che giustifichino l’anomalia, l’Agenzia delle Entrate potrebbe procedere all’avvio di un controllo.

Il team di Tasse Trading è lieto di aiutarti a regolarizzare o a fornire chiarimenti all’Agenzia Entrate per risolvere l’anomalia per la dichiarazione dei redditi 2019. Contattaci al più presto!

Come si presentano le lettere di contestazione dopo la lettera di compliance?

 

Lettera compliance 2019 1

L’agenzia entrate riceve dai broker esteri alcune informazioni ma non effettua un’elaborazione fiscale. Ad esempio alla voce proventi lordi viene inserito un valore che non è la sua plusvalenza ma la somma di tutti i corrispettivi delle operazioni effettuate (che noi indichiamo nella riga RT21 e RT22).

Spesso accade che il totale dei corrispettivi e dei costi risulta molto più elevato rispetto al valore del conto. Questo è normale poiché lo stesso capitale può essere stato utilizzato per più operazioni di acquisto/vendita.

RT21: Totale corrispettivi → somma dei ricavi di tutte le operazioni effettuate

RT22: Totale costi → somma dei costi di tutte le operazioni effettuate

RT23: plusvalenza o minusvalenza effettiva

Inoltre loro ipotizzano che il conto sia tutto in GBP, perché IB aveva sede in UK e quindi vi sono importanti differenze sui cambi.

Come si effettua il ravvedimento operoso dopo aver ricevuta la lettera di compliance per il conto trading estero?

La dichiarazione integrativa deve essere presentata esclusivamente con Modello Redditi Persone Fisiche 2019:

Presentazione dichiarazione integrativa + maggiori imposte (sanzioni ridotte)

In essa devono essere inseriti, oltre ai redditi, oneri e crediti già indicati nella dichiarazione originaria (che non richiedono alcuna modifica), gli investimenti e le attività di natura finanziaria detenuti all’estero e/o i redditi di fonte estera segnalati con la presente comunicazione. In particolare, gli investimenti e le attività finanziarie detenuti all’estero dovranno essere indicati nel quadro RW, mentre i redditi di fonte estera percepiti nel corso del 2017 a titolo di interessi, dividendi e altri proventi in relazione alle predette attività estere, dovranno essere dichiarati nei corrispondenti quadri (RL, RM ed RT) del modello dichiarativo.

Contestualmente alla presentazione della dichiarazione integrativa, dovranno essere versate le eventuali maggiori imposte dovute, i relativi interessi e le sanzioni ridotte in funzione della tempestività con cui sarà effettuata la
regolarizzazione, come previsto dall’articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n.472 (ravvedimento operoso).

Hai ricevuto una lettera di Compliance per il tuo conto trading estero e vuoi calcolare il ravvedimento operoso per regolarizzare la tua posizione ? Contatta i nostri professionisti!

 

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Redditi di capitale

Il trading online è una forma popolare di investimento che offre l’opportunità di ottenere guadagni dal proprio computer o dispositivo mobile. Tuttavia, le attività di trading online sono soggette a normative fiscali specifiche in Italia e la dichiarazione dei redditi derivanti da queste attività può essere complessa. In questo articolo, esploreremo il trattamento fiscale dei redditi di capitale in Italia per quanto riguarda il trading online e come la società Tasse Trading può aiutare a gestire la dichiarazione fiscale in modo efficiente.

In Italia, i redditi derivanti da attività di trading online sono considerati redditi diversi, o redditi di capitale. Entrambi sono soggetti a tassazione. La tassazione dei redditi di capitale viene calcolata sulla base delle cedole, dei dividendi e interessi, oltre alle plusvalenze derivanti da ETF armonizzati. L’imposta sui redditi di capitale è una imposta sostitutiva ed è pari al 26%.

È importante notare che i redditi di capitale sono considerati redditi passivi e non sono soggetti a contributi previdenziali o assistenziali. Tuttavia, i redditi di capitale sono soggetti a tassazione e devono essere dichiarati nella dichiarazione dei redditi annuale.

Per i trader online, la gestione della dichiarazione dei redditi può essere complessa. È importante tenere traccia di tutte le transazioni effettuate, dei costi e delle spese sostenute e dei guadagni e delle perdite generati. La società Tasse Trading può aiutare a gestire la dichiarazione fiscale in modo efficiente, fornendo servizi di consulenza fiscale personalizzati e assistenza nella compilazione e presentazione della dichiarazione dei redditi.

Tasse Trading è una società specializzata nella elaborazione fiscale per i trader online in Italia. Tramite i suoi professionisti, la società offre servizi di consulenza fiscale personalizzati e assistenza nella compilazione e presentazione della dichiarazione dei redditi. Inoltre, Tasse Trading fornisce report dettagliati sulle attività di trading e supporto nella gestione dei documenti fiscali.

 

 

 

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MetaTrader: MT4, MT5 per i CFD

Metatrader è una delle piattaforme di trading online più popolari al mondo, utilizzata da milioni di trader in tutto il globo. In Italia, come in molti altri paesi, le attività di trading online sono soggette a normative fiscali specifiche. In questo articolo, esploreremo l’uso di Metatrader in Italia, l’importanza di dichiarare il conto trading e le implicazioni fiscali relative ai contratti per differenza (CFD).

Metatrader tramite le due piattaforme MT4 e MT5 offre ai trader una vasta gamma di strumenti per negoziare i mercati finanziari, tra cui valute, azioni, materie prime e indici. La piattaforma supporta anche la negoziazione di contratti per differenza (CFD), uno strumento finanziario che consente di speculare sulle variazioni di prezzo degli asset sottostanti senza possederli fisicamente.

In Italia, i contratti per differenza sono soggetti a normative specifiche. In particolare, i guadagni derivanti dalla negoziazione di CFD sono soggetti a tassazione e devono essere dichiarati nella propria dichiarazione dei redditi annuale. I guadagni sono soggetti ad un’imposta sulle plusvalenze, ovvero una tassa sulle somme ottenute dalla vendita di strumenti finanziari.

L’imposta sulle plusvalenze in Italia varia in base alla durata della detenzione degli strumenti finanziari. L’imposta sulle plusvalenze per i CFD tradati tramite i broker che utilizzano Metatrader è del 26%.

È importante notare che i trader che utilizzano Metatrader in Italia devono seguire le regole fiscali stabilite dallo Stato italiano. Ciò significa che i guadagni derivanti dalle attività di trading, inclusi quelli ottenuti dalla negoziazione di CFD, devono essere dichiarati nella propria dichiarazione dei redditi annuale.

Per dichiarare correttamente i guadagni ottenuti dalla negoziazione di CFD, i trader devono tenere traccia delle operazioni effettuate, dei costi e delle commissioni pagate e dei guadagni e delle perdite generati. Metatrader offre strumenti e report dettagliati per gestire e monitorare le attività di trading, ma è importante mantenere una buona organizzazione dei documenti e delle informazioni relative alle attività di trading.

Inoltre, è importante scegliere il tipo di conto CFD che si intende utilizzare su Metatrader. Ci sono diverse opzioni disponibili, tra cui conti standard e conti a margine. I conti a margine consentono ai trader di negoziare su una quantità di fondi maggiore di quella effettivamente depositata sul conto. Tuttavia, i conti a margine possono comportare un rischio maggiore di perdite e richiedono una maggiore attenzione nella gestione del capitale.

In Italia, è importante scegliere un broker regolamentato dalla Consob, ovvero la Commissione Nazionale per le Società e la Borsa. La Consob è l’autorità che regola gli intermediari di attività finanziarie in Italia.

 

 

 

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TradeStation in Italia

Tradestation
Come si fa la dichiarazione Tradestation Italia?

Tradestation è una piattaforma di trading online che permette agli investitori di negoziare titoli e strumenti finanziari in tempo reale. In Italia, come in molti altri paesi, le attività di trading online sono soggette a normative fiscali specifiche. In questo articolo, esploreremo l’uso di Tradestation in Italia e le implicazioni fiscali relative alla dichiarazione dei guadagni e delle perdite.

Innanzitutto, è importante sottolineare che gli investitori italiani che utilizzano Tradestation devono seguire le regole fiscali stabilite dallo Stato italiano. In particolare, i guadagni derivanti dalle attività di trading devono essere dichiarati nella propria dichiarazione dei redditi annuale.

I guadagni sono soggetti ad un’imposta sulle plusvalenze, ovvero una tassa sulle somme ottenute dalla vendita di strumenti finanziari.

La dichiarazione fiscale dei guadagni e delle perdite generati tramite Tradestation può essere effettuata in diversi modi. In primo luogo, gli investitori possono decidere di gestire la dichiarazione dei redditi da soli, utilizzando il modello F24 per effettuare i pagamenti delle tasse. Questo approccio richiede una buona conoscenza delle normative fiscali e una gestione accurata dei dati relativi alle attività di trading.

Un’altra opzione per la dichiarazione fiscale dei guadagni e delle perdite è quella di affidarsi ad un commercialista o ad un professionista del settore. Questi esperti possono aiutare gli investitori a compilare la dichiarazione dei redditi, a calcolare l’imposta sulle plusvalenze e a gestire gli eventuali adempimenti fiscali.

In ogni caso, è fondamentale mantenere una buona organizzazione dei documenti e delle informazioni relative alle attività di trading su Tradestation. Gli investitori devono tenere traccia delle operazioni effettuate, dei costi e delle commissioni pagate e dei guadagni e delle perdite generati. In questo modo, sarà possibile compilare la dichiarazione dei redditi in modo preciso e completo.

Un altro aspetto importante da considerare è il rispetto delle norme anti-riciclaggio. In Italia, come in molti altri paesi, le attività di trading sono soggette ad una serie di regole per prevenire il riciclaggio di denaro. Gli investitori devono fornire informazioni sulle loro attività finanziarie e sui loro conti bancari, in modo da garantire la trasparenza delle operazioni.

In conclusione, l’uso di Tradestation in Italia richiede una buona conoscenza delle normative fiscali e la capacità di gestire con precisione le attività di trading. La dichiarazione fiscale dei guadagni e delle perdite deve essere effettuata entro la scadenza fiscale.

 

 

 

 

 

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IVAFE

L’imposta IVAFE è un’imposta indiretta che deve essere pagata dai contribuenti italiani sul valore degli attivi finanziari detenuti all’estero. L’imposta è stata introdotta nel 2012 come parte di un pacchetto di riforme fiscali volto a contrastare l’evasione fiscale e a rafforzare la base imponibile italiana.

L’IVAFE è applicata sui conti correnti bancari e postali, sulle azioni, sui titoli di stato e sui fondi comuni di investimento detenuti all’estero da parte di cittadini italiani. L’imposta è calcolata sulla base di una tassazione del 0,2% del valore degli attivi finanziari detenuti all’estero, con un’imposta minima di 34,20 euro e una massima di 1.000 euro per anno fiscale.

L’introduzione dell’IVAFE ha rappresentato un importante passo avanti nella lotta all’evasione fiscale in Italia, in quanto ha permesso alle autorità fiscali italiane di monitorare meglio i flussi finanziari all’estero e di individuare eventuali frodi fiscali. L’imposta ha anche aumentato la trasparenza finanziaria dei contribuenti italiani, obbligandoli a dichiarare la presenza di attività finanziarie all’estero.

Il monitoraggio fiscale dell’IVAFE è affidato all’Agenzia delle Entrate, l’organismo governativo italiano che si occupa della riscossione delle imposte. L’Agenzia ha il compito di verificare la corretta applicazione dell’imposta, attraverso il controllo delle dichiarazioni dei contribuenti e delle informazioni fornite dalle autorità fiscali estere.

Per garantire un’efficace applicazione dell’imposta, l’Agenzia delle Entrate ha anche stretto accordi con altre autorità fiscali estere, al fine di scambiare informazioni sui contribuenti che detengono attività finanziarie all’estero. Grazie a questi accordi, le autorità fiscali italiane possono monitorare meglio i flussi finanziari all’estero dei contribuenti italiani e individuare eventuali frodi fiscali.

Il monitoraggio fiscale dell’IVAFE rappresenta un importante strumento per il contrasto all’evasione fiscale in Italia, in quanto permette alle autorità fiscali di verificare la corretta applicazione dell’imposta e di individuare eventuali frodi fiscali. Tuttavia, è importante sottolineare che il monitoraggio fiscale dell’IVAFE non deve essere considerato come l’unico strumento per contrastare l’evasione fiscale, ma come una parte integrante di un sistema fiscale efficace e equo.

L’efficacia del monitoraggio fiscale dell’IVAFE dipende anche dalla collaborazione dei contribuenti italiani, che devono dichiarare in modo corretto e completo le loro attività finanziarie all’estero. È importante ricordare che la mancata dichiarazione dell’IVAFE può comportare sanzioni pecuniarie e penali, oltre al rischio di essere sottoposti a controlli fiscali più approfonditi.

Inoltre, l’IVAFE non deve essere considerata come un’imposta discriminatoria nei confronti dei contribuenti italiani che detengono attività.

 

 

 

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Trading212 in Italia

Trading212 è un broker online molto popolare in Italia, che offre la possibilità di fare trading su una vasta gamma di mercati finanziari, tra cui azioni, materie prime, forex e criptovalute. In questo articolo, parleremo di Trading212 in Italia, esaminando le sue caratteristiche principali, i vantaggi e gli svantaggi, e fornendo informazioni utili per coloro che sono interessati a utilizzarlo.

Caratteristiche di Trading212 in Italia

Trading212 è un broker online molto versatile, che permette di fare trading su numerosi mercati finanziari. Uno dei suoi punti di forza è la sua piattaforma di trading, che è facile da usare e offre una vasta gamma di strumenti di analisi tecnica. Inoltre, Trading212 offre anche un account demo gratuito, che consente ai trader di testare la piattaforma e la propria strategia di trading senza rischiare denaro reale.

Trading212 in Italia offre anche una vasta gamma di strumenti di trading, tra cui CFD (contratti per differenza), che consentono ai trader di speculare sul prezzo di un’attività sottostante, senza possederla fisicamente. Inoltre, Trading212 offre anche la possibilità di fare trading su criptovalute, come Bitcoin, Ethereum e Litecoin, che stanno diventando sempre più popolari tra i trader.

Vantaggi di Trading212 in Italia

Trading212 ha numerosi vantaggi per i trader italiani. Innanzitutto, è un broker online molto affidabile e sicuro, con una regolamentazione da parte delle autorità finanziarie europee. Inoltre, offre una piattaforma di trading intuitiva e facile da usare, che è adatta sia ai trader principianti che a quelli esperti.

Inoltre, Trading212 offre anche spread molto competitivi, che sono tra i più bassi del mercato. Ciò significa che i trader italiani possono guadagnare di più sulle loro operazioni di trading, risparmiando sui costi delle transazioni. Inoltre, Trading212 offre anche leva finanziaria, che consente ai trader di aumentare il loro potenziale di guadagno, anche se è importante ricordare che la leva finanziaria comporta anche un maggiore rischio.

Il conto Trading212 va sempre dichiarato, contatta Tasse Trading per aiutarti a dichiarare il conto Trading212.

Conclusioni

In conclusione, Trading212 è un broker online molto popolare in Italia, che offre la possibilità di fare trading su una vasta gamma di mercati finanziari. La sua piattaforma di trading è facile da usare e offre numerosi strumenti di analisi tecnica, mentre i suoi spread competitivi e la leva finanziaria

 

 

 

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Conto Trading Non Dichiarato

Il trading online è diventato sempre più popolare negli ultimi anni, offrendo la possibilità di investire denaro e generare profitti in modo relativamente semplice e veloce. Tuttavia, come ogni attività finanziaria, il trading online è soggetto a normative e regolamentazioni, tra cui l’obbligo di dichiarare le entrate di denaro, l’obbligo di monitoraggio fiscale, e l’obbligo di pagare le imposte sui redditi e l’IVAFE.

In Italia, il conto trading non dichiarato è un problema diffuso tra gli investitori, che spesso trascurano l’obbligo di dichiarare i guadagni realizzati attraverso il trading online. Questo comportamento può portare a conseguenze negative, tra cui sanzioni e multe, e può mettere a rischio la propria reputazione finanziaria.

Il Conto Trading Non Dichiarato Può Essere Sanato?

Esiste una soluzione per coloro che hanno commesso l’errore di non dichiarare il conto in passato: il ravvedimento operoso. Tasse Trading Srl è specializzata nell’assistenza fiscale per i trader online, fornendo una elaborazione fiscale della propria attività di trading, con un calcolo dettagliato di tutte le plusvalenze, minusvalenze, interessi, dividendi, e altre somme utili per la dichiarazione. Viene fornito un Modello Redditi Precompilato Trading e assistenza ai propri clienti nel regolarizzare la propria posizione fiscale, aiutandoli a dichiarare correttamente le entrate e le uscite di denaro e a evitare sanzioni e multe.

Tasse Trading Srl tramite i suoi professionisti offre una vasta gamma di servizi ai propri clienti, tra cui la predisposizione e la presentazione delle dichiarazioni fiscali, l’assistenza nella gestione delle posizioni aperte e chiuse e il supporto nella scelta delle migliori strategie di trading per massimizzare i profitti e minimizzare le tasse.

Inoltre, Tasse Trading Srl può aiutare i propri clienti a ottenere vantaggi fiscali, come strategie per ridurre il carico fiscale.

In sintesi, il conto trading non dichiarato in Italia può portare a conseguenze negative per gli investitori online, ma l’aiuto di Tasse Trading Srl può consentire di regolarizzare la propria posizione fiscale e minimizzare i rischi associati all’attività di trading online. Grazie ai servizi offerti da questa società, gli investitori possono dichiarare correttamente le entrate e le uscite di denaro, ottenere vantaggi fiscali e massimizzare i profitti.

Che cosa fare per sanare il conto trading non dichiarato?

Contatta gratuitamente Tasse Trading tramite la nostra chat o per telefono. Ti aiuteremo a capire come potrai sanare la posizione del tuo conto trading non dichiarato!

 

 

 

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Scadenza invio dichiarazione trading 28 febbraio

Che scadenza fiscale c’è il 28 febbraio?

Ultima data per inviare la tua dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrate per l’anno fiscale 2021.

Il 28 febbraio 2023 c’è scadenza per l’invio telematico della dichiarazione dei redditi tardiva all’Agenzia delle Entrate.

Quando si fa trading online bisogna sempre dichiarare il conto trading inserendolo in dichiarazione dei redditi entro il 30 novembre dell’anno successivo. Ad esempio l’anno 2021 andava dichiarato entro il 30 novembre 2022. Se si perde la scadenza del 30 novembre, l’Agenzia Entrate permette ancora di presentare una dichiarazione tardiva entro 90 giorni, ovvero il 28 febbraio 2023.

Decorsa questa data non è più possibile presentare alcuna dichiarazione (se non si ha presentato Modello Redditi/730).

Scadenza 28 febbraio Dichiarazione Tardiva

Quali scadenze bisogna ricordare se si fa trading?

Riportiamo un esempio:

Se si apre un conto trading estero nel 2021 si dovrà aspettare di terminare l’anno per pensare alla dichiarazione dei redditi. Già a partire da gennaio 2022 ci si può affidare a Tasse Trading per richiedere l’elaborazione fiscale. Si riceverà da Tasse Trading entro 14 giorni lavorativi il Facsimile del Modello Redditi da ricopiare il dichiarazione.

Entro il 30 giugno 2022 si deve consegnare il Facsimile ad un Commercialista, a un CAF oppure autonomamente per trasmetterlo telematicamente all’Agenzia Entrate e pagare le imposte. Se si fa questo entro la prima scadenza (30 giugno) non si pagheranno imposte maggiorate. Viceversa, se si passa alla seconda scadenza per il pagamento delle imposte, quella del 30 luglio si pagheranno le imposte maggiorate dello 0.40%.
Decorsa anche la seconda scadenza si potranno sempre pagare le imposte versando maggiorazioni per il ritardo.

Entro il 30 novembre 2022 si dovrà presentare la dichiarazione dei redditi, se si effettua entro questa data non si pagheranno maggiorazioni. Viceversa dopo il 30 novembre, vengono concessi altri 90 giorni per presentare la dichiarazione dei redditi tardiva pagando una maggiorazione a partire da €25.

E se si perde anche quest’ultima scadenza, ovvero quella del 28 febbraio?

Se ho presentato il 730 o comunque ho fatto la dichiarazione dei redditi (senza inserire i redditi da trading) posso presentare una DICHIARAZIONE DEI REDDITI INTEGRATIVA. Contestualmente alla presentazione della dichiarazione integrativa, dovranno essere versate le eventuali maggiori imposte dovute, i relativi interessi e le sanzioni ridotte in funzione della tempestività con cui sarà effettuata la regolarizzazione, come previsto dall’articolo 13 del decreto legislativo 18 dicembre 1997, n.472 (ravvedimento operoso).

Se invece non ho fatto né il 730 né alcuna dichiarazione non potrò più dichiarare il conto rischiando sanzioni fiscali per omessa dichiarazione dei redditi.

 

Hai ricevuto il nostro facsimile del 2021 ma non l’hai ancora inviato all’Agenzia Entrate?

Affrettati, hai tempo fino al 28 febbraio 2023.

Se invece hai già fatto tutto, puoi contattarci per ricevere il facsimile del 2022 del tuo conto trading!

 

Contattaci qui (link) per non perderti le scadenze ed evitare sanzioni!

 

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SANATORIA CRIPTOVALUTE: L’ISTANZA DI EMERSIONE

COME REGOLARIZZARE LE PROPRIE CRIPTO-ATTIVITA’ AGLI OCCHI DEL FISCO

 

La legge di bilancio 2023, in vigore dal 1° gennaio 2023, ha introdotto la possibilità, per il contribuente, di regolarizzare la propria posizione fiscale, relativamente al possesso di monete virtuali, attraverso l’istituto dell’istanza di emersione (per tutte le altre novità introdotte consulta il nostro articolo).

Infatti, ai contribuenti che non hanno dichiarato il possesso di cripto-attività fino al 31/12/2021 e che non possono utilizzare il sistema del ravvedimento operoso per integrare/modificare le dichiarazioni, la nuova normativa permette di presentare una particolare istanza (istanza di emersione) al fine di sanare la propria posizione col Fisco italiano.

Le strade possibili da percorrere per regolarizzare le cripto

E’ utile fare subito un distinguo in merito alle strade che il contribuente può percorrere: se un contribuente non ha dichiarato le sue cripto-attività e non ha mai presentato alcuna dichiarazione anche di altri eventuali redditi posseduti (es. non ha mai presentato la dichiarazione 730, quindi il caso di omessa dichiarazione) per regolarizzare la sua posizione ha soltanto una via obbligata: presentare l’istanza di emersione.

Al contrario, se un contribuente non ha dichiarato le sue cripto-attività ma ha presentato una dichiarazione dei redditi (es. dichiarazione 730), per far emergere la detenzione delle sue cripto, potrà presentare l’istanza di emersione oppure presentare le dichiarazioni integrative con il ravvedimento operoso. 

L’istanza di emersione

Fatta questa necessaria premessa, passiamo a vedere nel dettaglio l’istituto dell’istanza di emersione.

Il comma 138 all’articolo 1 della Legge 197/2023 recita che “i soggetti che non hanno indicato nella propria dichiarazione annuale dei redditi le cripto-attività detenute entro la data del 31 dicembre 2021, nonché i redditi sulle stesse realizzati, possono presentare istanza di emersione secondo il modello approvato con il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate”. E’ prevista la dicitura “possono” perché, come abbiamo scritto in premessa, il contribuente potrebbe decidere di percorrere la via del ravvedimento operoso laddove avesse presentato una dichiarazione dei redditi.
Si segnala che l’Agenzia delle entrate ancora non ha provveduto a pubblicare il modello col quale presentare l’istanza.

Due possibili scenari per far emergere le proprie cripto al Fisco

Statuito ciò la norma contempla due scenari: il contribuente che ha realizzato redditi e colui che, invece, non ha realizzato redditi o plusvalenze.
Nel caso in cui non siano state realizzate plusvalenze, il legislatore offre la possibilità di regolarizzarsi presentando l’istanza e contestualmente versare, a titolo di sanzione per l’omessa indicazione, lo 0.5% per ciascun anno sul valore finale delle attività non dichiarate (comma 139).

Alternativamente, per chi ha realizzato plusvalenze si potrà sanare la propria posizione relativamente alla detenzione di criptovalute presentando l’istanza e congiuntamente versare un’imposta sostitutiva nella misura del 3.5% del valore delle attività detenute al termine di ciascun anno, o al momento del realizzo, e una sanzione pari allo 0.5% per ciascun anno del predetto valore (quindi un 4% complessivo). Si evidenzia come la norma sia poco chiara sulla quantificazione del valore sul quale si dovrà eventualmente andare a pagare il 4% (es. se sono da considerare anche i prelievi effettuati o meno). Sarà il provvedimento del direttore dell’Agenzia delle entrate a indicare contenuto, modalità, termini di presentazione e modalità di attuazione dell’istanza (comma 141).

Rimaniamo in attesa fiduciosi che suddetto provvedimento possa sciogliere i dubbi ad oggi ancora presenti.
Non appena avremo maggiori informazioni saremo in grado di poterti aiutare.

 

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Novità in materia di criptovalute contenute nella Legge di Bilancio 2023 (L. 197/2022)

NUOVA FISCALITA’ PER LE CRIPTOVALUTE

La Legge di Bilancio 2023 (L. 29 dicembre, n. 197), in vigore dal 1° gennaio 2023, presenta alcune interessanti novità in materia di criptovalute.

Di seguito si analizzano alcuni aspetti rilevanti.

Il testo contempla, all’art. 1 comma 126 e seguenti, una riforma organica della normativa in materia di criptovalute.

Dalla lettura del testo normativo si evince il mutamento dell’inquadramento fiscale delle cripto. Infatti, si stabilisce che le plusvalenze e gli altri proventi realizzati mediante cessione a titolo oneroso, permuta o detenzione di cripto-attività, comunque denominata, archiviata o negoziata elettronicamente su tecnologie di registri distribuiti o tecnologie equivalenti costituiscono “redditi diversi se non costituiscono redditi di capitale” ai sensi dell’articolo 67 comma 1 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), soggetti ad imposta sostitutiva del 26%.

TASSAZIONE CRIPTOVALUTE: NUOVA FRANCHIGIA

Inoltre, viene stabilita una nuova franchigia: sparisce la soglia dei 51.645,69€ per lasciar spazio a quella fissata a 2.000€: tutte le plusvalenze al di sotto dei 2.000€ (per l’anno di imposta) non assumeranno rilevanza fiscale mentre le plusvalenze ed i proventi che supereranno suddetto importo, invece, costituiranno reddito imponibile.

COME SI CALCOLANO LE PLUSVALENZE?

Alla luce di ciò sorge spontanea una domanda: come si calcolano le plusvalenze? Sarà rilevante il differenziale tra il corrispettivo percepito per la cessione e il costo o il valore di acquisto. Il costo o valore di acquisto “è documentato con elementi certi e precisi a cura del contribuente; in mancanza il costo è pari a zero“.

NON SONO TASSABILI GLI SCAMBI CRIPTO-CRIPTO

Un’altra novità è rappresentata dall’assenza di rilevanza fiscale degli scambi cripto-cripto: infatti si precisa che non costituisce una fattispecie fiscalmente rilevante la permuta tra cripto-attività aventi medesime caratteristiche e funzioni. Questo significa che passare da una criptovaluta all’altra non genera reddito sottoposto a tassazione. Mentre ogni scambio che non rientra nella propria categoria può essere tassato. Assume, inoltre, rilevanza fiscale la conversione della criptovaluta in euro o altra valuta fiat.

MONITORAGGIO FISCALE CRIPTOVALUTE: SANATORIA

Infine, si fornisce al contribuente un’opportunità di sanare la propria posizione nel caso di detenzione di cripto attività mai dichiarate. Infatti, si avrà la possibilità di presentare un’apposita dichiarazione versando la sanzione di omessa segnalazione nella misura pari allo 0.5% per ciascun anno sul valore delle attività non dichiarate al fine regolarizzare il mancato monitoraggio fiscale. Nell’ipotesi in cui, invece, le cripto-attività abbiano generato delle plusvalenze si potrà regolarizzare la propria posizione mediante il pagamento di un’imposta sostitutiva del 4%(3.5%+ 0.5%) del valore delle attività non dichiarate. 

 

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